- Norma Cicala
- Luglio 6, 2025
Il fuoco è la guida
Il testo Il fuoco è la guida è il racconto allegorico di un corpo in viaggio e delle memorie che porta incise. La narrazione non segue una temporalità e attraverso immagini simboliche, si svela un messaggio sommerso: una voce che parla di desiderio, di assenza, e dell’ostinata ricerca della propria terra.
Le foglie verdi sfiorano la pelle, il contatto diffonde un profumo di una gentile insistenza.
Cammino in un orto fertile, mandorli e ulivi secolari, poi ancora alberi di cedro e chinotti.
Lo riconosco tra le figure tondeggianti e rugose.
Lo stacco dalla sua linfa.
Mundari stu beni m’arricria.
Strappo con le mie mani la sua carne esterna. L’armonica ripetizione di fessure e rialzi ne caratterizzano il volume nudo.
La coppia delle mie dita affonda in una delle fessure fino a separare ogni loculo.
Mordo la sua membrana fino a svestirlo e con famelico gesto lo porta alla bocca. Ogni vescicola di succo incontra le papille, la lieve pressione al palato le schiaccia, il succo scivola giù lungo il dotto.
Deglutisco anche i cremosi semi, nella speranza di diventare un giorno una pianta di pompelmo.
Si tira su dall’agrumeto, le mani e i piedi sono ricoperti di cera. Cera gialla.
Tenta di camminare, pochi passi e scivola.
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Apro gli occhi, sono in una piscina vuota, su una zattera di terra circondata da acqua.
La polvere da sparo esplosa su una superficie, definisce delle tracce. Ecco che presi una scatoletta di fiammiferi e definì le tracce: memorie di un tempo e uno spazio ancora non ben definito.
Dove approdo la superficie è stracolma di olivina e magnetite.
Il mio cuore batte così forte che sembra voler occupare ancora più spazio, come una spugna che si inzuppa e si allarga fino a raggiungere il sotto della lingua.
Ma quale lingua? La mia è… è una nuova lingua la mia.
Un uomo su una barca tiene il tempo, la pelle di una capra ben tesa e il palmo della sua mano producono un suono ipnotico. Ipnotico come il color verde smeraldo dei coleotteri.
Sulla barca la vista è ridotta, no, non è per il fumo dei numerosi incendi. È come se l’aria fosse carica di particelle, particelle messaggere. Particelle che emanano un suono che fa: nun n’aiusonnu.
Inspiro ed è come se percepissi che le stesse vengono da lontano… provengono da un luogo sicuro.
L’incontro tra le particelle e le mie cellule epiteliali è un divenire, i pori adesso sono scorza di limone, il loro spirito sradica qualsiasi radice.
I lunghi capelli e l’arte del tessere tramandatomi creano l’ordito, insieme al sale cristallizzato in fili creano la trama, realizzando fasce per le regine d’Oriente. Sono quasi a casa.
Il fiammifero? Dov’è il fiammifero?
Sotto la lingua una libellula danza portando pace al mio cuore.





Artista calabrese residente a Milano, il cui lavoro esplorando temi come l’identità, l’alterità e l’invisibilità delle tracce storiche e sociali. La sua ricerca mira a comprendere la conoscenza attraverso l’esperienza corporea, enfatizzando l’importanza dell’emotività e del significato nella corporeità antropologica. Utilizza vari mezzi, tra cui fotografia, scrittura, suono e performance.
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